M5S da sempre è schierato contro la sperimentazione su animali. Lo si legge dal 2006 sul blog di Beppe Grillo, dalle prese di posizione in parlamento (ad esempio di Bernini o della Taverna, ma anche di altri), lo si capisce dalla massiccia sponsorizzazione della campagna STOP VIVISECTION e da molte altre cose.
Nel locale da oramai 2 anni gli attivisti M5S creano eventi antivivisezionisti e gli invitati scelti sono sempre stati personaggi illustri e competenti del calibro di: - M. Mamone Capria - B. Fedi - M. Tettamanti - C. Rovida - T. Hartung - ecc.. La posizione ufficiale: 1) Sala conferenze al senato: urgenza di abbandonare il modello animale e investire in alternative (Hartung e Rovida) 2) Interventi in parlamento: Taverna: le vere bestie siamo noi Molti altri su parlamento a 5 stelle (youtube), come ad esempio questo: Bernini e s.a. 3) blog: - link1 - link2 4) social network: BeppeGrillo I vecchi partiti hanno già dimostrato di non volere cambiare le cose e non hanno fatto nulla per cambiarle. Diamo una possibilità agli unici che si dichiarano contrari. Lista in aggiornamento sul sito di StopVivisection Leggi anche il nostro articolo su Brambilla e Zanoni: 2 specchietti per le allodole
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Vi hanno raccontato che la vivisezione non esiste (il che ricorda un pochino "la mafia non esiste", altra perla di saggezza proveniente da individui da altrettanto loschi scopi) eppure la vivisezione esiste eccome e chiunque sappia usare un database di articoli scientifici in pochissimi minuti è in grado di trovare una controprova a queste assurdità. Inoltre, cosa che spesso dimentichiamo, va valutato anche l'interlocutore che afferma queste menzogne. Spesso parliamo di affiliati a gruppi di stampo anti-animalista come FederFauna, ovvero di pro test italia & company (come ad esempio i personaggi di afdsa, di cui alcuni indagati ricordiamolo per commercio illegale di virus), non certo scienziati o aspiranti tali insomma, ma ragazzini che odiano chi danneggia i loro interessi. Riporto un articolo molto interessante, nel fondo invece le fonti: "Tra i sostenitori e gli oppositori della sperimentazione sugli animali (SA) persiste oramai da molti anni una viva controversia su quale sia il termine più corretto per riferirsi agli esperimenti compiuti sugli animali: vivisezione o sperimentazione animale? Solitamente gli oppositori riferiscono che l’uso del termine vivisezione sia più corretto, menzionando anche alcuni dizionari ed enciclopedie che effettivamente confermano questa posizione (e stranamente ignorati dai “razionalisti” di Resistenza Razionale [1], evidentemente più preoccupati di presentare gli animalisti come individui ignoranti e afflitti da deficit cognitivi congeniti [2]). Perfino nella celebre Enciclopedia Britannica, alla voce “Vivisezione” si legge: «operazione su un animale vivo per scopi sperimentali o terapeutici; più in generale, qualsiasi esperimento su animali vivi» [3]. Sembrerebbe quindi che il termine più corretto sia proprio vivisezione. Tuttavia, un più imparziale intuito ci suggerisce, e l’etimo (vivus, vivo, e sectio-onis, taglio) ci conferma, che il termine vivisezione è più appropriato per indicare operazioni di dissezione (taglio) praticate su animali vivi. Questa connessione intuitiva permane viva anche nel pubblico, favorendo effettivamente il collegamento auspicato tra l’espressionevivisezione e i cruenti esperimenti di dissezione su animali vivi e coscienti compiuti nei secoli passati. Tale collegamento si rivela tuttavia un’arma a doppio taglio. I sostenitori della SA sono infatti ben consapevoli di questa associazione connotativa nel pubblico e se ne approfittano con scaltrezza per affermare che «la vivisezione è una pratica abbandonata da decenni» [4] e non più applicata nei laboratori moderni, in tal modo liberandosi agevolmente da ogni accusa mossa dagli animalisti contro la “vivisezione” e producendo una (per loro assai favorevole) confusione nel pubblico, che inevitabilmente finisce per domandarsi, con perplessità, contro cosa protestano allora gli animalisti quando parlano di “vivisezione”. La confusione è tale che Edoardo Stoppa, l’inviato di Striscia la Notiziache si occupa di animali, nei servizi parla addirittura di «sperimentazione animale evivisezione», come fossero – e comunicando allo spettatore che effettivamente siano – due cose distinte e separate. Bisogna inoltre considerare che una parte del pubblico potrebbe anche sentirsi ingannata da una terminologia che ritiene inappropriata, e pertanto più propensa a concordare con le accuse di mistificazione e manipolazione mosse dai fanatici della SA alla propaganda animalista – in effetti quest’uso in ambiente animalista dell’espressione vivisezione viene da questi sfruttato proprio in tal senso [1]. Personalmente, poi, ho sempre avuto l’impressione che il termine vivisezione, e in particolare vivisettore, abbiano un che di grottesco, di surreale, e possano compromettere la credibilità delle serie e profonde ragioni antispeciste. Dopotutto, noi animalisti non siamo degli studiosi di linguistica, dunque se il terminevivisezione sia corretto o meno non dovrebbe essere fonte di grandi preoccupazioni. Possiamo allora ammettere tra di noi che usiamo questo termine perché si ritiene che sia emotivamente di maggiore impatto, in quanto evoca immagini di animali urlanti dissezionati e pensieri di tortura, sofferenza e morte, mentre la locuzione sperimentazione animalerisulterebbe più fredda e priva di connotazioni emotive. Ma è davvero così? Non sarà forse che noi animalisti stiamo pensando troppo con la testa (anempatizzata) dello sperimentatore? Davvero parlare di esperimenti non suscita sensazioni emotive spiacevoli? Cosa dire allora del fremito d’orrore che tutti proviamo alla rievocazione della stessa parola in connessione a quanto accaduto ai detenuti sotto il regime nazista? È innegabile che il termine esperimento, riferito all’uso coatto di un essere senziente, richiama alla nostra mente immagini ben poco liete. A ben vedere, anche i sostenitori della SA sembrano consapevoli dell’effetto non molto favorevole che ottengono nel parlare di sperimentazione animale, infatti non infrequentemente fanno uso di una terminologia più vaga e asettica servendosi di espressioni emotivamente vuote come ricerca animale, ricerca in vivo, ricerca di base,studio sull’animale, test animale, espressioni in cui viene rimossa ogni connessione al concetto di sperimentazione (e in alcuni casi anche il riferimento all’animale). Di recente, è stato usato il più suggestivo sperimentazione preclinica [5], nell’intenzione di sottolineare il “sacrificio” dell’animale per minimizzare i rischi delle fasi cliniche. Semmai, sono proprio queste locuzioni d’occultamento che dovremmo fermamente osteggiare ed evitare. D’altra parte, il termine vivisezione, proprio in quanto circoscritto nel suo potere evocativo a operazioni di dissezione, appare decisamente limitato e fuorviante, non adatto a descrivere l’ampia gamma delle innumerevoli sevizie inflitte agli animali nei laboratori. Ciò che oggi gli animali subiscono per mano degli sperimentatori va ben oltre la semplice dissezione praticata nei tetri laboratori di una volta. I moderni e asettici centri di ricerca sperimentale di oggi possono servirsi di strumentazioni tecnologiche, tecniche scientifiche e degenerazioni mentali tali da rendere praticamente possibile ogni tipo di esperimento concepibile: sviluppo di tumori artificiali, inoculazione di virus letali, somministrazione di sostanze chimico-farmacologiche di ogni genere, induzione di stati psichici alterati, manipolazioni genetiche, e molto altro ancora. E il termine vivisezione è, in questo senso, assolutamente inadeguato. Molto più appropriato, invece, appare l’uso disperimentazione animale, in grado di presentare un quadro più ampio e completo dei supplizi subiti dagli animali detenuti nei laboratori. Parlare di vivisezione invece che disperimentazione animale sarebbe come parlare di stupro per riferirsi alla violenza sulle donne, un fenomeno che indica una ben più vasta serie di violenze, fisiche psichiche e sessuali, che non si limitano solo allo stupro, ma vanno dalle semplici minacce alla persecuzione, ai ricatti sessuali, alla schiavitù sessuale, alle mutilazioni genitali, alle percosse e via di seguito fino all’assassinio. Per tutto quanto ciò detto, preferisco pertanto non usare mai il termine vivisezione. Di norma, però, evito anche l’uso di sperimentazione animale, servendomi invece più precisamente dell’espressione sperimentazione sugli animali [6]: nella prima locuzione, la parola animale viene infatti inserita con una mera funzione aggettivale e il concetto di animale perde ogni valore, mentre nella seconda la presenza del complemento pone l’attenzione sui soggetti principali della discussione etica contro la pratica sperimentale, ovvero gli animali, indicando, credo, anche un legame logico con l’idea di “esperimento perpetrato sull’animale”, implicando un riferimento ad un abuso, ad un crimine morale ai danni di un essere senziente. Analogamente, anche non uso mai la parola vivisettore, ma evito anche ricercatore, preferisco invece usare sperimentatore su animali (o, più semplicemente,sperimentatore), in quanto presenta un richiamo diretto al concetto di esperimento, ritengo inoltre che tale espressione conservi anche una valenza negativa simile a quella che si ha in vivisettore e che è invece del tutto assente in ricercatore. L’espressionesperimentatore è inoltre la più appropriata nell’uso linguistico (dal dizionario online Treccani: Sperimentatore: Chi sperimenta; chi fa esperimenti scientifici o compie sperimentazioni), ed è infatti usata anche in vari testi sui diritti animali, compreso il celebreImperatrice Nuda di Hans Ruesh. Sono oramai decenni che portiamo avanti questo infruttuoso dibattito linguistico, eppure ancora oggi la dissociazione tra le due espressioni vivisezione e sperimentazione animale permane più che mai evidente, come ci conferma anche un giro su Internet: digitando l’uno o l’altro termine in Google, infatti, si ottengono risultati completamente differenti. Non sarebbe forse ora di finirla? Piuttosto che insistere ad usare un termine vago e ambiguo quale è vivisezione, forse sarebbe più produttivo cercare di comunicare con il pubblico in modo chiaro e comprensibile parlando tutti la stessa lingua, parlando tutti di sperimentazione animale (o, se si preferisce, come ho sopra suggerito,sperimentazione sugli animali). Dopotutto, noi animalisti, credo, disponiamo di argomenti forti e più che validi per persuadere le persone dell’immoralità della pratica sperimentatrice e che rendono del tutto superfluo l’uso di termini dagli effetti alquanto incerti. FONTE DELL'ARTICOLO: http://www.animalstation.it/vivisezione-o-sperimentazione-animale/ FONTE DELL'IMMAGINE (articolo di un lontanissimo passato remoto, altri tempi in cui si praticava la vivisezione oramai morta e sepolta, parliamo infatti...........del 2011): http://www.ecmjournal.org/journal/papers/vol022/pdf/v022a12.pdf?origin=publication_detail Aiutiamo la scienza a uscire dal labirinto: la salute deve essere un diritto e non più un profitto2/9/2014 LA SALUTE E’ UN DIRITTO NON UN PROFITTO Noi ci mettiamo la faccia e i nostri organi Siamo un gruppo di professionisti del settore sanitario. Abbiamo comprato questo spazio spinti solo da una forte motivazione etica e scientifica La sperimentazione animale ha fallito Ha illuso i malati e sperperato montagne di denaro pubblico Per decenni si è cercato di ricreare le malattie umane nell'animale, ma con quali risultati? I malati di Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, SLA, SMA,Fibrosi Cistica, Spina Bifida, Cancro e AIDS (e sono solo alcuni esempi) stanno ancora aspettando cure valide. Di tutte queste malattie non si conosce neanche la causa certa La sperimentazione animale fa bene solo alle tasche e alle carriere di chi la pratica I metodi alternativi sostitutivi esistono e sono già una realtà in tutta Europa e in diversi Paesi di tutto il mondo. Noi abbiamo deciso di sostenere la vera scienza donando i nostri organi alla ricerca dopo la morte. Chiediamo a te di fare lo stesso LA SALUTE E’ UN DIRITTO DI TUTTI, NON UN PROFITTO! INFO: http://www.progettopenco.org/ |
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