INTERVENIAMO A REDARRE LA PDL SUGLI EQUIDI IN MANIFESTAZIONI PUBBLICHE E SULLA LORO ANAGRAFE10/2/2015 Proposta PDL attualmente in discussione su LEX – portale di Movimento 5 Stelle a titolo: “Disposizioni in materia di sicurezza e tutela della salute degli equidi impiegati in manifestazioni popolari pubbliche, o aperte al pubblico e riordino dell’anagrafe degli equidi”
Descrizione: Video: https://www.youtube.com/watch?v=oFzdfcCw9go "Le normative attualmente in vigore in materia di sicurezza e tutela del benessere degli animali – e in particolare degli equidi, presentano notevoli lacune, soprattutto se pensiamo alle condizioni di impiego dei cavalli nelle sempre più numerose manifestazioni popolari. Pertanto, è necessario provvedere a colmare questo vuoto normativo attraverso la predisposizione di norme in grado di assicurare, da un lato, la protezione d il benessere degli animali e, dall’altro, garantire il corretto svolgimento degli eventi. Perché regolamentare e non proibire l’impiego degli animali nella manifestazioni popolari pubbliche o aperte al pubblico? Semplicemente perché, così facendo, si permette il reimpiego di questi equidi e, quindi, il loro tenerli in attività nonché rappresenta una occasione di promozione per un corretto rapporto uomo-animale. In definitiva, si tratta di una chance da cogliere. Attualmente, la tutela degli equidi impiegati nelle manifestazioni popolari e nelle competizioni non ufficiali è affidata ad un’ordinanza ministeriale del 2014 che proroga e modifica precedenti ordinanze. Ma restano notevoli difficoltà nella stesura dei regolamenti che disciplinano le diverse manifestazioni: c’è bisogno di un quadro normativo chiaro e stabile nel tempo e che non lasci adito ad alcun “furbetto” in grado di mettere a rischio l’integrità fisica degli animali, soprattutto cavalli, dei fantini e anche degli spettatori con gravi incidenti come, troppo spesso, è accaduto in passato. Ed ecco, appunto, questa proposta di legge per regolamentare il benessere dei cavalli, garantire la riuscita di eventi con una importante funzione sociale (in quanto consolidano il senso di appartenenza ad una data comunità), riducendo al minimo le probabilità di incidenti. Al contempo, si procederà inoltre al riordino dell’anagrafe degli equidi: l’attuale impostazione, infatti, non permette un adeguato controllo sia sugli animali in vita, con la correlata esplosione del fenomeno dell’abbandono e della generazione del cosiddetto “randagismo equino”, sia sulla destinazione finale di quelli deceduti, come avvenuto recentemente in occasione di ritrovamenti di carni equine trattate riscontrate in prodotti alimentari. Ora la parola passa a voi. Attendiamo i vostri suggerimenti e le vostre segnalazioni per rendere ancor più pregnante, efficace e utile questa nostra proposta di legge. A riveder le stelle *****" CHIUNQUE VOLESSE CONTRIBUIRE DICENDO LA SUA HA 2 MODI:
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Bastano pochi accorgimenti assieme all'utilizzo di 3 principi fondamentali:
1) Tutti credono ciecamente alle etichette 2) Tutti preferiscono il progresso 3) La terza è l'arma segreta di chi produce/vende/pubblicizza prodotti di origine animale, verrà spiegata nel video Questo brevissimo video quindi ci mostra e spiega quanto è semplice vendere sangue e morte ai consumatori. E' sicuramente indicato per un attivista in quanto permette di capire a fondo le logiche marketing di vendita dei prodotti di origine animale nonostante i danni provocati alla salute, nonostante la distruzione ambientale che sta dietro la produzione e diffusione, nonostante la terribile sofferenza e morte animale, nonostante questo (Fao reports) sia la principale causa di fame nel mondo. Titolo: Nessuno applaude questa donna perché sono tutti troppo disgustati da se stessi per congiungere le mani VIDEO: http://www.upworthy.com/no-one-applauds-this-woman-because-theyre-too-creeped-out-at-themselves-to-put-their-hands-together?g=2 (disponibili sottotitoli in italiano) Grazie per averci portato alla conoscenza di questo prezioso video ad Antonino Gangemi "Stop Slaughters – Stop Macelli" è l’iniziativa europea che chiede: di bloccare i fondi destinati agli allevamenti intensivi e utilizzarli per premiare le attività che non sfruttano gli animali e tolgono gli ingredienti d’origine animale dai loro prodotti. Per un futuro più giusto e senza crudeltà, oggi la tua voce è più importante che mai! Dalla lettera aperta agli attivisti: Agli attivisti di tutta Europa. Buongiorno a tutti, stiamo cercando collaborazioni nelle varie città italiane ed europee al fine di iniziare a diffondere l’iniziativa europea Stop Slaughters – Stop macelli. Ovviamente tutto il materiale è a Vs. completa disposizione, sia quello prettamente riferibile all'iniziativa europea STOP SLAUGHTERS - STOP MACELLI. Volantini sull'attivismo veg: https://docs.google.com/folderview?id=0B-_YJtl9VGw4RmpvSEg1bDJEWGM Per intraprendere un'iniziativa europea (specialmente quella di STOP SLAUGHTERS che si prefigge l’ambizioso obiettivo ANTISPECISTA di cambiare totalmente la visione degli animali come corpi a disposizione dell’uomo dai quali ricavare carni, latte, uova, pelli, pellicce, lana, ridicolizzarli in zoo o circhi, utilizzarli in esperimenti, etc.), c'è bisogno di contatti con l'estero (almeno in 7 Paesi europei), persone sulle quali poter contare per iniziare a diffondere nei vari Paesi europei l'iniziativa. Sono importanti l’aiuto e la collaborazione di tutti. COSA PUOI FARE TU: Puoi condividere di tanto in tanto l’iniziativa europea Stop Slaughters sul Tuo profilo facebook, e/o sul Tuo blog o sito. Puoi iniziare a distribuire volantini sul vegetarismo e su Stop Slaughters o fare affissioni in luoghi consentiti. Se fai parte di un’associazione, inizia a parlarne con altri del tuo gruppo o con il direttivo affinché ci contattiate per concordare una collaborazione. Grazie a tutti per l’attenzione. Per contatti scriveteci agli indirizzi sotto indicati! Simona - Coordinamento LAM ([email protected]) CANALE YOUTUBE: http://www.youtube.com/channel/UCBTRKiWwf3XT7C-HdfZU7_w PROFILO FACEBOOK: https://it-it.facebook.com/simolavegana BLOG: http://coordinamento-movimentolam.blogspot.it/ SITO DI PIANIFICAZIONE E PREPARAZIONE DELL’INIZIATIVA EUROPEA STOP SLAUGHTERS: http://coordinamentolam.weebly.com/ SITO 2: http://coordinamentolam.weebly.com/ ATTIVATI! Contattaci! Cos'è l'omofobia? Come la posso riconoscere? Secondo l'Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva il termine omofobia significa letteralmente “paura nei confronti di persone dello stesso sesso” e più precisamente si usa per indicare l’intolleranza e i sentimenti negativi che le persone hanno nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali. Essa può manifestarsi in modi molto diversi tra loro, dalla battuta su un una persona gay che passa per la strada, alle offese verbali, fino a vere e proprie minacce o aggressioni fisiche. Come nasce l’omofobia? L’omofobia deriva dall’idea che siamo tutti eterosessuali e che è normale e sano scegliere un partner del sesso opposto (eterosessismo). Tale considerazione è basata anche sulla falsa credenza che in natura non esistano comportamenti omosessuali (“L’omosessualità è contro natura“) mentre migliaia di razze di centinaia di specie di animali hanno abitualmente rapporti omosessuali anche affettivi. Il pregiudizio anti-gay, inoltre, è rinforzato dall’ignoranza e dalla mancanza di contatti con la comunità omosessuale. Gli individui che presentano alta omofobia, di fatto, non conoscono la realtà gay e lesbica e ne hanno un’idea astratta basata su ciò che hanno sentito dire dagli altri. La vera coppia è quella tra uomo e donna? Assolutamente no, o meglio, non solo. Alcuni studi hanno dimostrato che le coppie dello stesso sesso e del sesso opposto sono equivalenti nelle misure di soddisfazione e impegno nelle relazioni sentimentali [1][2][3], che l'età e il genere sono più attendibili dell'orientamento sessuale nel presagire la soddisfazione e l'impegno nella relazione sentimentale [3] e che le persone che sono eterosessuali o omosessuali condividono aspettative e ideali comparabili nei confronti di una relazione sentimentale[4]. La coppia a livello legale: chi ha diritto a cosa? L'Italia è il paese dell'Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica ed istituzionale[5]. Secondo i dati del Dipartimento di Salute Pubblica i suicidi della popolazione gay, legati alla discriminazione omofoba in modo più o meno diretto, costituirebbero il 30% di tutti i suicidi adolescenziali[6]. Nonostante questo: all’interno della stessa Unione Europea è stato ribadito chiaramente: “Il Parlamento Europeo, considerando che le famiglie nell’Ue sono diverse e comprendono genitori coniugati, non coniugati e in coppia stabile, genitori di sesso diverso e dello stesso sesso, genitori singoli e genitori adottivi (…) invita gli Stati membri a elaborare proposte per il riconoscimento reciproco delle unioni civili e delle famiglie omosessuali (…) al fine di garantire un trattamento equo per quanto concerne il lavoro, la libera circolazione (…) e la tutela dei bambini. E si rammarica dell’adozione da parte di alcuni Stati membri di definizioni restrittive di “famiglia” con lo scopo di negare la tutela giuridica, nonché i privilegi economici, alle coppie dello stesso sesso e ai loro figli“ [18]; inoltre la stessa Corte Costituzionale Italiana afferma che le coppie dello stesso sesso sono portatrici di interessi e di pretese che devono essere disciplinate e garantite, dando sostanzialmente una bella “tirata di orecchie” ai nostri politici inadempienti e troppo soggetti all’influenza di religioni di varia natura assolutamente incompatibile con il loro ruolo [19]. I/le bambini/e hanno diritto ad essere adottati/e, da famiglie etero E da famiglie omo-transessuali Il centro University of Cambridge's Centre for Family Research ha emesso vari studi a tema, tutti convergenti alla tesi che "non vi è alcuna prova per sostenere che le tendenze dei bambini sono influenzate dall’omogenitorialità, la vita familiare e la qualità dei rapporti sono molto simili se non identici, indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori, inoltre i/le bambini/e crescono esattamente come i loro compagni figli di genitori eterosessuali. In letteratura scientifica si trovano appunto moltissimi studi in merito, ad esempio: [7][8][10][11][12][13][14][15][20][22]. L'American Psychological Association, l'American Psychiatric Association, e la National Association of Social Workers affermano che "Le abilità delle persone gay e lesbiche e i risultati positivi per i/le loro figli/e non sono aree in cui ricercatori scientifici credibili possono dissentire. Affermazioni delle principali associazioni di esperti in quest'area riflettono un consenso professionale per cui i/le figli/e cresciuti/e da genitori lesbiche o gay non differiscono in alcuna considerazione importante da coloro che sono cresciuti da genitori eterosessuali. Nessuna ricerca empirica suggerisce il contrario."[14] Come notato dalla Professoressa Judith Stacey, della New York University: “Raramente si è avuto un consenso tale in una qualsiasi altra area delle scienze sociali come nel caso dell'omogenitorialità, motivo per il quale l'American Academy of Pediatrics e tutte le maggiori organizzazioni professionali con esperienza nel benessere del bambino hanno proposto rapporti e risoluzioni in sostegno ai diritti dei genitori gay e lesbiche”.[15] Tra queste principali organizzazioni ricordiamo, negli Stati Uniti l'American Psychiatric Association, la National Association of Social Workers, la Child Welfare League of America, l'American Bar Association, il North American Council on Adoptable Children, l'American Academy of Pediatrics, l'American Psychoanalytic Association, l'American Academy of Family Physicians,[16] nel Regno Unito, il Royal College of Psychiatrists [17] e in Canada, la Canadian Psychological Association[11] Approfondimenti Testimonianze di genitori e figli [21] Omogenitorialità [23] Corriere della Sera: Si cresce bene anche con genitori Gay, ecco i risultati di 30 anni di ricerca [24] Miti bigotti e risposte scientifiche [25] Fonti specifiche [1] "Adult Romantic Relationships as Contexts of Human Development: A Multimethod Comparison of Same-Sex Couples with Opposite-Sex Dating, Engaged, and Married Dyads,” Glenn I. Roisman, PhD, Eric Clausell, MA, Ashley Holland, MA, Keren Fortuna, MA, and Chryle Elieff, PhD, University of Illinois at Urbana-Champaign; Developmental Psychology, Vol. 44, No. 1. [2] “Three-Year Follow-Up of Same-Sex Couples Who Had Civil Unions in Vermont, Same-Sex Couples Not in Civil Unions, and Heterosexual Married Couples,” Kimberly F. Balsam, PhD and Theodore P. Beauchaine, PhD, University of Washington; Esther D. Rothblum, PhD, San Diego State University; Sondra E. Solomon, PhD, University of Vermont; Developmental Psychology, Vol. 44, No. 1. (http://www.eurekalert.org/pub_releases/2008-01/apa-elo011708.php) [3] S.M/ Duffy, C.E. Rusbult, “Satisfaction and commitment in homosexual and heterosexual relationships in Journal of Homosexuality”, vol. 12, n. 2, 1985, pp. 1–23 [4] Baccman Charlotte, Per Folkesson, Torsten Norlander, “Expectations of romantic relationships: A comparison between homosexual and heterosexual men with regard to Baxter's criteria in Social Behavior and Personality”, 1999. URL consultato il 29 luglio 2009. [5] Danish Institute for Human Rights "The social situation concerning homophobia and discrimination on grounds of sexual orientation in Italy" March 2009 . [6] Pietrantoni L. (1999), Il tentato suicidio negli adolescenti omosessuali, Minerva Psichiatrica, 40, 75-80. [7] Family Scholar with BAAF familyscholars.org/2013/03/05/food-for-thought-same-sex-families [8] Independent UK www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/children-in-gay-adoptions-at-no-disadvantage-8518004.html & www.cfr.cam.ac.uk/groups/ntf [10] “Children with Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender Parents “ American Academy of Child and Adolescent Psychiatry,2012, http://www.aacap.org/ [11] Canadian Psychological Association: Marriage of Same-Sex Couples – 2006 Position Statement Canadian Psychological Association [12] Elizabeth Short, Damien W. Riggs, Amaryll Perlesz, Rhonda Brown, Graeme Kane: Lesbian, Gay, Bisexual and Transgender (LGBT) Parented Families - A Literature Review prepared for The Australian Psychological Society [13] Pawelski, James G., Perrin, Ellen C., Foy, Jane M., Allen, Carole E., Crawford, James E., Del Monte, Mark, Kaufman, Miriam, Klein, Jonathan D., Smith, Karen, Springer, Sarah, Tanner, J. Lane, Vickers, Dennis L. The Effects of Marriage, Civil Union, and Domestic Partnership Laws on the Health and Well-being of Children Pediatrics 2006 118: 349–364 [14] www.courts.ca.gov/2964.htm [15] Cited in Cooper & Cates, 2006, p. 36; citation available onhttp://www.psychology.org.au/Assets/Files/LGBT-Families-Lit-Review.pdf [16] Professional Organizations on GLBT Parenting (http://www.hrc.org/issues/parenting/professional-opinion.asp) [17] Royal College of Psychiatrists response to comments on Nolan Show regarding homosexuality as a mental disorder [18] Risoluzione del Parlamento Europeo, 13 marzo 2012, Le donne nel processo decisionale politico - qualità e parità www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2012-0070+0+DOC+XML+V0//IT [19] Sentenza n. 138/2010 della Corte Costituzionale Italiana http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=2010&numero=138 [20] Studi e comunicati AIPASS, APA ed altri enti: www.aipass.org/files/Comunicato%20adozioni.pdf www.apa.org/news/press/response/gay-parents.aspx www.apa.org/pi/lgbt/resources/parenting.aspx pediatrics.aappublications.org/content/early/2010/06/07/peds.2009-3153.abstract williamsinstitute.law.ucla.edu/research/parenting/adolescents-with-lesbian-mothers-describe-their-own-lives pediatrics.aappublications.org/content/109/2/341.full?ijkey=a5082159586c809125f91f2d51a76f8fe9e60e20 pediatrics.aappublications.org/content/early/2013/03/18/peds.2013-0376 [21] www.facebook.com/notes/s%C3%AC-ai-matrimoni-gay/lomogenitorialit%C3%A0/458927777515737 [22] “Lesbian and Gay Parenting” American Phicological Association (http://www.apa.org/pi/lgbt/resources/parenting-full.pdf) [23] http://bambinizerotre.it/omogenitorialita-intervista-al-prof-pietrantoni-e-alla-dott-ssa-liotta/ [24] http://27esimaora.corriere.it/articolo/si-cresce-bene-anche-con-genitori-gayecco-i-risultati-di-30-anni-di-ricerche [25] http://www.bubblews.com/news/5680071-5-miti-sull039omosessualit%C3%A0-smontati-dalla-scienza?fb_action_ids=10204324431055726&fb_action_types=og.likes Aiutaci a dire basta alle violenze, ai soprusi, alle prevaricazioni, al bullismo e non per un giorno, ma per sempre! Metti da parte i tuoi pregiudizi, prova a immedesimarti nelle vittime di queste discriminazioni e pensa: se tua figlia o tuo figlio fossero omosessuali o transessuali, non vorresti forse più giustizia per loro la felicità, la loro dignità e la loro libertà? SIAMO TUTTI UGUALI 29/03/14 Matteo, Stefano Scarica il nostro volantino da distribuzione:
Le vacche femmine da latte sono state selezionate attraverso incroci proficui affinché producessero fin 10 volte più latte rispetto alla loro condizione naturale di partenza, con una media di 50\60 litri di latte al giorno) e diventassero feritili il prima possibile. Il loro ciclo mestruale e i valori corporei ormonali vengono anch’essi controllati e forzati per garantirne le massima produttività. Produrre latte essa devono essere necessariamente continuamente gestanti o da poco madri. Le femmine vengono generalmente fecondate a 15 mesi se di razze da latte, qualche mese dopo se da carne. Dopo nove mesi di gravidanza, nasce il primo vitello e inizia la prima lattazione (produzione di latte) che dura circa 10 mesi. A tre mesi dal parto circa vengono rifecondate, dopo altri sette sono messe "in asciutta" (assenza di lattazione) per 4 settimane per ricostruire riserve corporee; dopo altri due mesi avviene il parto successivo. Si punta ad avere un vitello l'anno, una lattazione di 305 giorni con una fase di "asciutta" di massimo 60 giorni circa.
Le vacche in questa condizione perenne di gravidanza, unita al fatto che nella maggior parte degli allevamenti non dispongono di ben poco spazio mobile non sviluppano a pieno la loro muscolatura, si ammalano di ascessi e piaghe incurabili alle zampe, sviluppano perenni mastiti tenute sotto controllo da continue dosi di antibiotici. Problemi come questi causano rispettivamente l’impossibilità di un parto autonomo dell’animale, le facili fratture durante il trasporto sui camion bestiame e soprattutto, viste le insanabili mastiti, fanno si che la Direttiva Europea 92/46/CEE recepita dal DPR 14.01.1997 N. 54 abbia quantificato il tetto massimo per litro di 400 milioni di cellule di pus e 100 milioni di germi. Il vitello, appena nato, a meno che non sia una delle femmine destinate a rimpiazzare la madre sarà diretto quanto prima alla filiera dell’industria alimentare carnea. E’ consigliato nei manuali di zootecnia , al fine di ridurre al minimo lo stress alla madre e al cucciolo, che potrebbe causare loro inappetenze o squilibri, quello di separarli subito dopo la nascita, spesso quando ancora il vitello è sporco di placenta. Nei rari casi in cui questo non avviene si ovvia al problema della voglia di poppare del vitello inserendo un anello nel naso circolare con spuntoni che gli evita l’avvicinamento alla madre. Il vitello viene cosi spostato immediatamente in un box che dà 1.5 a 2 metri quadrati all'animale per le prime otto settimane di vita. All'interno di questo verrà nutrito a forza le prime 48 ore con cogliostro di altre vacche scongelato dalle riserve (il primo latte ricco di difese immunitarie e non adatto al consumo umano) poi di scadente latte in polvere privo di ferro in modo che la sua carne sia più chiara e ai limiti dell'anemia. Anche volendo non potrebbe nutrirsi direttamente del latte della madre viste le gravi infezioni che l’affliggono e che obbligano il prodotto necessariamente alla pastorizzazione. Cresciuto sarà spostato poi in un box multiplo fino alla sesta settimana a partire dalla quale potrà essere legalmente macellato. Dati incrociati da : Dialma Balasini (2000) Zootecnia applicata. Bovini e Bufali, Bologna, Edagricole Scolastico. Antoniotto Guidobono Cavalchini (2007) La mungitura. Tecnologie, scelta e gestione degli impianti, Bologna, Il Sole 24 Ore Edagricole. Wikipedia.it: http://it.wikipedia.org/wiki/Bos_taurus Singer Peter (1975) Liberazione animale, (a cura di) Paola Cavalieri, Mondadori, Milano, 1991. p142-143 di Mara Vegansoya La sistematizzazione della teoria dell'evoluzione operata da Darwin ne “L'origine delle specie” del 1856 e nei testi successivi, ha aperto la strada a implicazioni filosofiche sul ruolo dell'uomo nella natura, tali da minare la tradizionale dottrina della “separatezza”, cioè l'idea secondo la quale l’uomo, quale “grande opera divina” fosse essere diverso dagli animali. Darwin, superando l'essenzialismo tipico dei filosofi e dei biologi tedeschi della sua epoca, in favore di un innovativo atteggiamento empirista, ebbe il coraggio (sebbene dopo vent'anni di titubanze) di esporre una teoria che avrebbe avuto l'implicazione rivoluzionaria di collocare l'uomo all'interno della natura e non più fuori essa da essa. Questa teoria declassava l'uomo ad “animale tra gli animali”, non più frutto di un progetto speciale divino e, in quanto tale, ontologicamente superiore e legittimato al dominio. Il darwinismo infligge un colpo mortale (se accettato senza remore) all'antropocentrismo. La rappresentazione del bios, accettando l'ipotesi darwiniana, non può più essere ricondotta ad uno schema gerarchico e in categorizzazioni essenzialiste immutabili, ma piuttosto ad un processo continuamente in divenire, rappresentabile come un progressivo diramarsi di forme vitali a partire da un’origine comune più semplice. Il livello di complessità raggiunto dall’ uomo, sia biologica che di competenze “superiori” si scopre frutto intimamente legato al livello “inferiore” da cui derivava in modo organico. Viene a saltare quindi l’elemento distintivo e gerarchico che legittimava la conseguente disparità morale. La portata della rivoluzione Darwiniana si dimostrava così profonda e scomoda che persino Thomas Henry Huxley, il più accanito diffusore e sostenitore della teoria del maestro, nelle sue conferenze pubbliche era solito stemperare la questione affermando che nonostante non ci fosse nessuna linea di demarcazione tra noi e gli animali, seppur derivassimo dai bruti, certamente l'uomo civilizzato non fosse più uno di loro e dunque che il darwinismo non aveva implicazioni negative per l'idea della dignità umana (Rachels 1990: 96). Proprio nella difficoltà ad accettare l'ottica de-antropocentrata darwiniana risiede il motivo del suo insabbiamento, fraintendimento e della sua deriva umanista che vanno viste come formazioni reattive di difesa defocalizzate. Tutt'oggi il darwinismo è purtroppo frainteso in primo luogo da un esegesi superficiale che tende a raffigurare l’avvicendarsi dei cambiamenti evolutivi come un percorso teleologico verso un fine ultimo migliore in senso assoluto rispetto ai risultati parziali delle varie epoche storiche e in secondo luogo a forzare l’interpretazione di questo processo proiettando su di esso significati più univoci, essenziali e meno complessi di quello che la natura mostra (Marchesini 2009: 11). Un’interpretazione in chiave antropocentrica e umanistica del paradigma evoluzionistica, spiega Marchesini (2009; 39) non ha permesso purtroppo né la messa in luce della ricchezza di referenze e prestiti che l'alterità animale ha offerto al percorso antropopoietico umano e nemmeno ha colto il valore della pluralità ontologica dei viventi: unici, diversi, in continuo divenire. Ora più che mai, riscoprire le pagine di Darwin alla fonte potrà dare una voce dirompente a quella “rivoluzione silenziosa” (Andreozzi 2009) che è stato l'evoluzionismo fino ad ora. Nelle pagine de “L'origine dell'uomo” (1871: 80-116) Darwin propone innumerevoli esempi etologici per dimostrare al lettore che gli animali non umani provano dolore, che sotto molti aspetti essi sono esseri intelligenti e sensibili, capaci di operare ragionamenti (anche complessi). Inoltre egli dimostra che essi sperimentano sentimenti come l'ansia, la disperazione, la gioia, l'amore, la tenerezza, la devozione, l'ira, la scontrosità, la determinazione, l'odio, la rabbia, lo sdegno, il disprezzo, il disgusto, il senso di colpa, l'orgoglio, lo smarrimento, la pazienza, la sorpresa, la meraviglia, la paura, l'orrore, la vergogna, la timidezza, la modestia e di tutto ciò porta dettagliate prove di ogni singola asserzione. Slegandosi da ogni preconcetto ideologico e seguendo puramente un’analisi delle osservazioni empiriche, Darwin fu pronto ad estendere le capacità razionali a qualunque essere dimostrasse di averle. Non solo quindi considerò razionale il comportamento di primati quali le scimmie, ma persino quello di taluni animali considerati nel senso comune tra i più “inferiori e infimi” come i vermi. Nel suo ultimo libro “L'azione dei vermi nella formazione del terriccio vegetale” (Darwin 1881) persino i vermi sono presentati come capaci di ragionamenti razionali, in quanto, nella pratica di trascinare le foglie cadute a copertura delle entrate delle loro gallerie, sebbene ciechi riescano con notevole destrezza nella maggior parte dei casi a introdurre nella galleria per il verso giusto anche oggetti (pezzetti di carta) dalle forme sconosciute fino a quel momento dimostrando di sapersi adattare a situazioni problematiche nuove (cosa di cui sembrano non essere capaci ad esempio le vespe Sphex, animali che sembrerebbero più complessi). La questione dell'intelligenza degli animali per Darwin restava un problema da analizzare caso per caso, attraverso un attento studio comportamentale di ogni singolo animale. Cadeva così ogni giustificazione al considerare l’umanità come unica specie razionale, ma semplicemente in una scala graduale come più razionale di altre. Come accennato nel primo capitolo della mia trattazione però, chi si appresta a interagire e descrivere il mondo animale facilmente corre il rischio di compiere l’errore di un antropomorfizzazione, distorsione che può sviare dal soddisfacimento dei veri bisogni animali o dalla comprensione delle loro caratteristiche peculiari di specie. Un atteggiamento diametralmente all' opposto che a priori considera il comportamento animale come un universo a se stante ( non raccontabile attraverso similitudini, somiglianze e affinità con il nostro) può essere altrettanto se non più pericoloso. Un atteggiamento antropomorfizzante come quello utilizzato da Darwin nel passo precedente ( che non ha nulla a che fare con la stupida pratica di antropomorfizzare nelle sembianze gli animali da compagnia da umani o di obbligarli a pratiche non consone alla loro specie provocando loro disagio) non svaluta ma accresce il valore dell’alterità. Può darsi che gli animali abbiano sentimenti di tipo diverso dai nostri, che meriterebbero definizioni diverse. Ma essi non possono presentarci la loro cultura e descriverci le loro emozioni se non mostrandocele. Ogni conoscenza di loro è purtroppo mediata dall’osservazione di un umano che non può evitare di utilizzare categorie a lui proprie. Il punto sta nel considerare i risvolti del metodo usato e la buona fede del ricercatore. Confrontando un metodo che pecca di antropomorfizzazione ( nel senso di attribuzione forse indebita di facoltà ed emozioni umane agli animali ) e un metodo che pecca di de-valorizzazione dell’alterità ( considerando a priori i dati evidenziati dal ricercatore sue proiezioni di umano su esseri considerati totalmente diversi) a mio avviso forse, nel primo caso, all’animale vengono riconosciuti maggiori diritti mentre nel secondo caso potrebbero essergliene tolti. Quindi, considerando che entrambi i due metodi contengono una distorsione, penso che un approssimazione per eccesso di facoltà umane sia quella capace di costare meno sofferenza. Melius abundare quam deficere. La stessa logica è quella che porta Darwin a presentare la questione del possesso del senso morale. La differenza più evidente tra gli esseri umani e gli altri animali per esso risiede proprio nel senso morale, ma questo non vuol dire che gli animali ne siano privi (Darwin 1871;118). Il senso morale è infatti strettamente legato agli istinti sociali e alle facoltà intellettive, caratteristiche di cui non sono privi gli altri esseri. Gli istinti sociali ci spingono a mettere da parte i nostri ristretti interessi per agire a vantaggio dell’intera comunità, ma anche gli animali sono capaci di agire con abnegazione a beneficio dei loro compagni . Anche in questo caso l’autore ce lo dimostra riportando vari esempi, come quello del pellicano cieco nutrito abbondantemente dai suoi compagni o del babbuino eroe che salvò un esemplare giovane da un branco di cani inferociti (Darwin 1871;122). Un qualche tipo di senso morale giuda quindi il comportamento sociale di tutti quegli animali che vivendo associati si aiutano scambievolmente in qualche modo, ricavandone senso di piacere e soddisfazione ma anche protezione. Sebbene gli esempi riportati da Darwin siano documentati in modo poco preciso e spesso siano frutto di racconti, essi sono stati confermati e rafforzati dai più recenti studi di etologia comportamentale compiuti sugli animali. In particolare Rachels (1990) riporta un crudele esperimento svoltosi alla Feinberg Northwestern University Medical School nel 1946 durante il quale 6 scimmie Rhesus su 8 si rifiutavano di mangiare se la richiesta di cibo era associata a una scarica elettrica data a un proprio compagno. Anche se non necessaria questa prova può dimostrare un profondo senso empatico che da luogo a comportamenti altruistici e solidali anche in animali non umani. Secondo Darwin la “simpathy”(traducibile in italiano con la capacità di empatia) negli animali è relegata di solito ai membri della propria comunità ed è stata un fattore importante che ha garantito alle comunità più empatiche maggiore prosperità e di allevare prole più numerosa. Anche l’uomo in quanto animale sociale ha ereditato dalla sua discendenza animale certi istinti alla gregarietà, al senso materno, al coraggio e all’ empatia. Ciò che distingue il senso morale umano è per Darwin però la tendenza umana a ragionare, a confrontare il suo agire e metterlo in relazione con motivi passati e futuri, di approvarli o disapprovarli, ma non c’è nessuna prova certa che questi elevati poteri mentali siano prerogativa esclusivamente umana, anzi essi sembrano essere il risultato causale di un processo selettivo a partire da alcune facoltà presenti nel mondo naturale. Maggiore saranno le facoltà mentali più facile sarà compiere scelte a vantaggio della propria sopravvivenza e di quella della comunità ed essere consapevoli delle proprie scelte. Darwin in una prospettiva molto ottimista e suggestiva immagina un futuro di progressivo perfezionamento morale tale che il cerchio che delimita la sfera di interesse morale umana si estendesse un giorno agli uomini di ogni “razza” e persino a “tutti gli esseri sensibili”. “La simpatia, oltre i confini umani, che vuol dire l’umanità verso le bestie, sembra essere fra gli acquisti morali più tardivi. (…) Questa virtù, una delle più nobili di cui l’uomo sia fornito, sembra derivare per incidente da ciò, che le nostre simpatie facendosi più tenere e più espansive e diffuse, vengono a riversarsi su tutti gli esseri senzienti. Appena questa virtù viene onorata e praticata da alcuni uomini, si diffonde attraverso l’istruzione e l’esempio ai giovani, ed eventualmente tende a radicarsi nella pubblica opinione.” (Darwin;1871;133) Proprio la teoria secondo la quale gli esseri umani sono imparentati con le altre specie ci spingerebbe dunque a classificare come “razionali” e “morali” quei comportamenti animali che troppo spesso sono stati rilegati a pura istintualità. Se si accetta a pieno il messaggio della rivoluzione darwiniana non esiste una frattura profonda tra il mondo umano e quello animale. A differenza della biologia essenzialista che era finalizzata a cogliere le qualità caratteristiche e uniche di ogni organismo, ora sappiamo che non esistono compartimenti statici e pre-determinati, ma solo una molteplicità di organismi che si assomigliano sotto alcuni aspetti e differiscono per altri. Da quando Darwin mise in crisi i fondamenti sui quali si basava la teoria dell’esclusività umana della sensibilità, dell’intelligenza e della moralità si è in cerca di una nuova etica che regoli il rapporto tra noi umani e il resto dei viventi. Le implicazioni della rivoluzione darwiniana stentano ancora oggi a farsi strada, ostacolate da letture superficiali dettate dal senso comune o da mistificazioni di chi teme, non a torto, di perdere le giustificazioni al proprio ruolo di dominatore e ordinatore del mondo intero. Purtroppo, come bene ha analizzato Andreozzi (2009), potremmo dire “compiute” quelle rivoluzioni le cui implicazioni e conseguenze siano state comprese e assimilate seppur nella loro scomodità. Fino ad allora potremmo solo parlare di “rivoluzioni silenziose”. © Mara Vegansoya Bibliografia e opere nominate. Darwin Charles (1859) L’origine delle specie, Torino, Bollati Boringhieri 2011. Darwin Carles (1871)L’origine dell’uomo, Roma, Editori Riuniti,1966. Darwin Charles (1881) L'azione dei vermi nella formazione del terriccio vegetale,( a cura di ) Giacomo.Scarpelli e Milli Graffi,Udine, Mimesis 2012. Marchesini Roberto ( 1996) Il concetto di soglia, Una critica all'antropocentrismo, Roma, Edizioni Theoria. Marchesini Roberto, Tonutti Sabrina (2007) Manuale di Zooantropologia, Roma, Meltemi Editore. Marchesini Roberto (2009) Il tramonto dell'uomo. La prospettiva post umanista, Bari, Edizioni Dedalo. Rachels James (1990) Creati dagli animali :implicazioni morali del darwinismo, Milano, Edizioni di comunità, 1996.Andreozzi Matteo (2009) La rivoluzione silenziosa, Pikaia, pdf online. http://www.academia.edu/407752/Andreozzi_Matteo._2009._La_rivoluzione_silenziosa_Silent_Revolution_Pikaia_Milano Un recente articolo di neuroscienze dell’animalista e neuroscienziato Massimo Filippi illustra un esperimento dimostrativo eseguito per distinguere i livelli di empatia tra vegani, vegetariani e onnivori per identificare quale circuiti cerebrali si attivano rispetto a scene di crudeltà nei confronti di uomini e/o di animali. Si è scoperto così che gli onnivori hanno un’attivazione dei circuiti cerebrali legati all’empatia quando assistono a scene di crudeltà nei confronti dei loro simili, i vegetariani nei confronti di animali e esseri umani e i vegani ancora più intensi dei vegetariani. Questa è una scoperta sensazionale perché significa che il veganesimo, e la filosofia di vita che esso comporta, modificano in modo strutturale anche il cervello che è la parte più intima del corpo umano.Infatti, io non credo di essere nato vegetariano ma diventarlo mi ha modificato strutturalmente. Il veganesimo non è una scelta di vita, né una scelta alimentare. Il veganesimo chiarisce la classica differenza tra lo “stile di vita” (farsi un tatuaggio) e la “filosofia di vita” (modificare la propria vita perché non c’è altra strada possibile di fronte alla sofferenza del mondo). cit : Leonardo Caffo fonte intervista http://amicheperlapelle.wordpress.com/2011/09/22/il-maiale-non-fa-la-rivoluzione-intervista-a-leonardo-caffo/ LINK ALL'ARTICOLO SCIENTIFICO UFFICIALE http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0010847 The Brain Functional Networks Associated to Human and Animal Suffering Differ among Omnivores, Vegetarians and Vegans Editor: Pedro Antonio Valdes-Sosa, Cuban Neuroscience Center, Cuba Copyright: © 2010 Filippi et al. Creative Commons Attribution License. |
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