Le vacche femmine da latte sono state selezionate attraverso incroci proficui affinché producessero fin 10 volte più latte rispetto alla loro condizione naturale di partenza, con una media di 50\60 litri di latte al giorno) e diventassero feritili il prima possibile. Il loro ciclo mestruale e i valori corporei ormonali vengono anch’essi controllati e forzati per garantirne le massima produttività. Produrre latte essa devono essere necessariamente continuamente gestanti o da poco madri. Le femmine vengono generalmente fecondate a 15 mesi se di razze da latte, qualche mese dopo se da carne. Dopo nove mesi di gravidanza, nasce il primo vitello e inizia la prima lattazione (produzione di latte) che dura circa 10 mesi. A tre mesi dal parto circa vengono rifecondate, dopo altri sette sono messe "in asciutta" (assenza di lattazione) per 4 settimane per ricostruire riserve corporee; dopo altri due mesi avviene il parto successivo. Si punta ad avere un vitello l'anno, una lattazione di 305 giorni con una fase di "asciutta" di massimo 60 giorni circa.
Le vacche in questa condizione perenne di gravidanza, unita al fatto che nella maggior parte degli allevamenti non dispongono di ben poco spazio mobile non sviluppano a pieno la loro muscolatura, si ammalano di ascessi e piaghe incurabili alle zampe, sviluppano perenni mastiti tenute sotto controllo da continue dosi di antibiotici. Problemi come questi causano rispettivamente l’impossibilità di un parto autonomo dell’animale, le facili fratture durante il trasporto sui camion bestiame e soprattutto, viste le insanabili mastiti, fanno si che la Direttiva Europea 92/46/CEE recepita dal DPR 14.01.1997 N. 54 abbia quantificato il tetto massimo per litro di 400 milioni di cellule di pus e 100 milioni di germi. Il vitello, appena nato, a meno che non sia una delle femmine destinate a rimpiazzare la madre sarà diretto quanto prima alla filiera dell’industria alimentare carnea. E’ consigliato nei manuali di zootecnia , al fine di ridurre al minimo lo stress alla madre e al cucciolo, che potrebbe causare loro inappetenze o squilibri, quello di separarli subito dopo la nascita, spesso quando ancora il vitello è sporco di placenta. Nei rari casi in cui questo non avviene si ovvia al problema della voglia di poppare del vitello inserendo un anello nel naso circolare con spuntoni che gli evita l’avvicinamento alla madre. Il vitello viene cosi spostato immediatamente in un box che dà 1.5 a 2 metri quadrati all'animale per le prime otto settimane di vita. All'interno di questo verrà nutrito a forza le prime 48 ore con cogliostro di altre vacche scongelato dalle riserve (il primo latte ricco di difese immunitarie e non adatto al consumo umano) poi di scadente latte in polvere privo di ferro in modo che la sua carne sia più chiara e ai limiti dell'anemia. Anche volendo non potrebbe nutrirsi direttamente del latte della madre viste le gravi infezioni che l’affliggono e che obbligano il prodotto necessariamente alla pastorizzazione. Cresciuto sarà spostato poi in un box multiplo fino alla sesta settimana a partire dalla quale potrà essere legalmente macellato. Dati incrociati da : Dialma Balasini (2000) Zootecnia applicata. Bovini e Bufali, Bologna, Edagricole Scolastico. Antoniotto Guidobono Cavalchini (2007) La mungitura. Tecnologie, scelta e gestione degli impianti, Bologna, Il Sole 24 Ore Edagricole. Wikipedia.it: http://it.wikipedia.org/wiki/Bos_taurus Singer Peter (1975) Liberazione animale, (a cura di) Paola Cavalieri, Mondadori, Milano, 1991. p142-143
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